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Pasquale Vulcano
Le sue 322 poesie
| E nel silenzio della notte fonda,
m’appari come un’ombra di dolore
vagante per la stanza che s’inonda
d’un tremulo barlume di chiarore.
L’angoscia mi sorprende più profonda,
si fa veloce il battito del cuore,
mi sento sballottato come
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| Il sole appena nato ti svegliava
e il tenue raggio la pelle di luna,
ambrata e vellutata come seta,
esaltava siccome una magia!
Eri del giorno nuova melodia
ed il sorriso che l’angoscia acqueta;
eri il risveglio che la pace aduna
e il cuore mio di
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| Come fili di perle le tue lacrime,
di cui mi dissetavo,
rigavano il tuo volto assai felice
e il corpo tuo già caldo
io sfioravo di baci
sentendo una setosa morbidezza,
come pelle di luna
che volesse parlarmi!
Aprivi poi la mano
all’altezza
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| Si piega al pianto il triste mio sentire
qui nel silenzio dove il canto è muto
soltanto un soffio echeggia già temuto
e la malinconia nel suo sortire.
Rivivo come in sogno la sua essenza
amando di trovarla nei pensieri,
nei bei ricordi andati
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| Amara terra, un tempo sorridente,
con valli, monti e il verde che incantava
e l’acqua che scorreva da sorgente
limpida e fresca e il vento che ondeggiava
dorate messi pronte a farsi pane
e greggi nel candore delle lane;
del mare e cielo terso era
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| Stormiscono le fronde al lieve vento,
in folli voli sfrecciano nel cielo
allegre rondinelle incontro al sole,
mentre s’espande intorno l’inebriante
odore delle rose e d’altri fiori.
Nei campi tra le spighe i fiordalisi
e i fiammanti papaveri
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| Quanti vorrei si son fermati lì
sulle mia labbra mute e nella mente
rimasti vuoti desideri e qui
nel cuore mio, sospesi dal dolente
giorno che l’alba nuova s’infittì
di nebbia e il bene diventò carente
scolpendo dentro l’anima così
un arido
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| Abbraccio a lungo il tronco tuo possente
proteso verso il cielo e il mio respiro
continui a richiamare dolcemente
in un fluire eterno, qual sospiro
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che mi dà linfa e vita! Ora sprofonda
dentro di te il mio soffio, quasi a stendere
le tue
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| Rincorro nel silenzio il mio respiro
dove si perde e arranca il mio pensiero
cercando negli anfratti del sentiero
traccia di te che culli ogni sospiro.
Mi chiedo sempre nel mio vaneggiare
se esiste un luogo ove il dolore tace
e se hai trovato
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| Il bacio della morte s’è posato
sulla tua fronte, madre, in quell’inverno
e il freddo intenso al corpo s’è legato
spegnendo il soffio per il lido eterno
laddove è tutto luce e immensa pace,
laddove ogni dolore umano tace!
Perenne resta impresso
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| Diventano sospiri le urla in cuore,
muti lamenti che non hanno voce,
sì come un’eco che s’annulla e muore,
in un silenzio che si fa più atroce!
Stanco e sfinito in gelidi sussurri,
ombra nell’ombra in mezzo a un vacuo niente,
in lidi vago
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| Verrà ben presto il giorno, quel momento
che il vorticoso giro suo degli anni
la ruota allenta e il resto nel tormento,
scorrendo ormai la vita con malanni.
L’incedere diventa stanco e lento,
il fiato corto e vani son gli inganni
e i trucchi per
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| Ed io mi perdo in questa immensità
ove il silenzio spira tutt’intorno
mentre m’incanto avanti alla realtà
allor che lentamente muore il giorno.
S’aprono il mare e il cielo all’infinito
ed al cospetto s’arricchisce il cuore
laddove all’orizzonte
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| Se chiudo gli occhi è per vederti ancora,
per ricordare l’ieri che m’inonda
di te ogni pensiero e m’accalora
sentirti dentro me, sì come un’onda
che mai s’arresta al suo fluire eterno,
e come l’aria che mi dà la vita,
quando l’assenza gela
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| Ero felice e i sogni miei dorati
dipingevo su tela ancora vergine,
gli occhi riflessi in una luce estatica,
in attimi d’incanto;
io mi sentivo libero
di tingere il mio cielo ognor d’azzurro!
Come un gabbiano in volo,
le ali spiegavo incontro
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